Senza respiro by Senza respiro. La corsa della scienza per sconfiggere un virus letale (2022)

Senza respiro by Senza respiro. La corsa della scienza per sconfiggere un virus letale (2022)

autore:Senza respiro. La corsa della scienza per sconfiggere un virus letale (2022)
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2022-11-08T00:00:00+00:00


La tachipnea è una respirazione veloce e superficiale. La confusione è un sintomo che tutti affrontiamo durante il Covid, ma l’ivermectina evidentemente può esacerbarla.

E l’ivermectina è disponibile al banco, presso il negozio di animali o di mangimi locale o su Amazon con un paio di clic – in forma di compresse, compresse da masticare, liquido ad assorbimento percutaneo o pasta al gusto di mela, tutte destinate alla sverminazione del cane, del cavallo, delle mucche o delle capre. Si tratta infatti di uno strumento importante e affidabile per veterinari e allevatori nel trattamento di pidocchi, acari e vermi parassiti. D’altro canto, il martello è uno strumento importante e affidabile in carpenteria, ma non è raccomandato per l’uso in odontoiatria.

L’ivermectina fu scoperta nel 1975 da due biologi che alla fine vinsero il premio Nobel per quel lavoro, e l’Oms la include nell’elenco dei farmaci essenziali. Pidocchi e acari tormentano anche gli esseri umani, e in alcune parti del mondo i vermi parassiti sono causa di una grave e diffusa morbilità. L’oncocercosi, conosciuta anche come cecità fluviale, causata da una specie di verme cilindrico trasmesso dalle punture di alcuni moscerini simulidi, colpisce circa quindici milioni di persone, principalmente nell’Africa subsahariana, e causa un grado più o meno grande di perdita della vista in quasi un milione di loro. La filariasi linfatica, chiamata comunemente elefantiasi perché può provocare gonfiore alle gambe bloccando il sistema linfatico, causata da vermi cilindrici della famiglia Filariidae, è trasportata dalle zanzare. Al 2018 ne erano stati infettati più di cinquantuno milioni di esseri umani. Per questi ammalati l’ivermectina è una benedizione, ben degna di un premio Nobel. Anch’io l’ho presa, in piccole dosi, mentre attraversavo paludi e foreste nella Repubblica del Congo e in Gabon, dato che venivo morso di continuo dai simulidi e speravo di evitare la cecità fluviale. Tutti coloro che parteciparono a quella lunga scarpinata la prendevano; ci veniva somministrata con un contagocce dal nostro intrepido capo spedizione, l’ecologo Mike Fay, un uomo che ha lavorato a lungo in Congo, e che di solito comprava le sue scorte di ivermectina in un negozio di mangimi in America, o da un venditore di strada a Brazzaville o a Libreville. Perfino in America, dove ci sono un po’ meno varietà di vermi rispetto alla foresta del Congo, ma non mancano vermi cardiaci (Dirofilaria immitis) che minacciano i cani, vermi gastrointestinali che causano perdite di miliardi all’industria del bestiame e vermi cilindrici che possono crescere più di trenta centimetri nei nostri intestini, l’ivermectina ha un suo mercato. La Food and Drug Administration l’ha approvata per l’uso nell’uomo contro questi parassiti invertebrati.

Ma l’uso contro il Covid-19 è un’altra questione, ed è sconsigliato dall’Oms, dai Cdc e dalla Fda. Un gruppo di autori, dopo aver esaminato a fondo un vasto numero di ricerche per conto della Cochrane Library, un servizio online che si occupa di controllare gli studi nel campo della scienza medica, giudicò che «le prove affidabili non supportano l’uso dell’ivermectina per il trattamento o la prevenzione del Covid-19»,142 se non nel quadro di studi clinici ben progettati.



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